lunedì 2 aprile 2007

Fantasy francese, all'italiana

Il fantasy francese ha le sue peculiarità: gusto dell'immaginifico supportato da un disegno spesso stiloso o accattivante, che sfrutta bene il formato di tavola ampio e l'utilizzo dei colori, con una sovrabbondanza di razze, siano animali antropomorfi o umani zoomorfizzati, razze di tutti i tipi, corti variopinte, nobili a volte corrotti ma comunque dalla forte personalità (forse su ispirazione della storia francese, dal Re Sole alla Rivoluzione a Napoleone), e una capacità di rivolgersi ai ragazzi ma anche agli adulti (che si vogliono divertire).
Sto parlando del fantasy mainstream, altro è il fantasy più sperimentale, quello underground e quello più politico, anche se il bacino di origine in fondo è lo stesso.

In questo mondo di fantasia (e in questo mercato) trovano posto, per fortuna, tanti talenti italiani che nel nostro paese trovano un'industria debole e incapace di dar loro spazio, salvo poi pubblicarli di ritorno.
Sempre meglio che niente, direi.

Curiosamente, le opere prodotte dagli italiani in Francia sono rivolte al pubblico francese, e quindi si francesizzano, prendono le caratteristiche che ho descritto prima.

Il discorso vale per gli ultimi volumi pubblicati dalla Pavesio, Elias il maledetto e Morgana.

Elias il maledetto Vol. 2, La peste rossa, di S.Corgiat e C.Mastrantuono, Pavesio Editore, 16,99 euro.
Dopo il primo volume, Il gioco dei corpi celesti, è ancora una storia che ancora "non mi acchiappa", in particolare i protagonisti non sono particolarmente accattivanti e non suscitano particolare empatia o identificazione da parte del lettore. E non so se la responsabilità sia della francese Corgiat o anche del disegnatore, l'eppur bravissimo Mastrantuono.
Infine, trovo che la colorazione sia troppo cupa.
Non un brutto fumetto, ma per il momento non indimenticabile.

Morgana Vol. 4, La voce degli Eoni, di M.Alberti e L.Enoch, Pavesio Editore, 15,99 euro.
Il quarto volume, dopo Le due fenici, ha caratteri più interessanti, anche se la trama presenta pochi caratteri di originalità: tra le altre cose, i due archetipi della luce e dell'oscurità mi rammentano troppo la saga dell'Incal.
Comunque c'è maggior passione nei personaggi, ma si soffre di una eccessiva dipendenza dal mistero: normalmente c'è un certo gioco tra mistero e rivelazioni, in una storia, ma qui le rivelazioni contengono un'aura di verità superiore che appesantiscono la lettura (mi sembra che Enoch abbia la tendenza a produrre un'aura biblica).

Dopo questa recensione probabilmente si capirà che il fantasy mainstream alla francese non mi fa impazzire, quindi a chi il genere piace consiglio di farsi un giudizio cercando da altre fonti!

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