domenica 8 luglio 2007

Pulizie di estate

Nuovo stile, aria nuova.. nuovi contenuti? Naaa, chiedete troppo!
Ditemi cosa ne pensate, o voi pochi coraggiosi che leggete il mio blog!

venerdì 6 luglio 2007

Hellblazer fumetto cattivo

Sottotitolato "Una commedia della restaurazione", questo Hellblazer speciale è spiazzante: ci presenta un John Constantine vecchio ma arzillo e indomito in un Regno Unito del futuro, in cui la monarchia è al canto del cigno e i repubblicani vogliono instaurare una repubblica dura e pura contro i monarchici e gli idolatri del culto di Diana.

Poca magia, poca cattiveria cui ci aveva abituato Hellblazer, solo cospirazioni, rivolte e antagonismo un po' facile.. quasi una favoletta, di cui i lettori italiani, non molto coinvolti nelle tematiche regno/repubblica, saranno poco interessati.

A completare il quadro spiacevole, i testi illeggibili (oddio, leggibili con l'ausilio nei momenti opportuni di un po' di fantasia): tralascio di trovarne il responsabile, se il traduttore o, come ritengo molto più probabile, il tipografo con la complicità del correttore di bozze (ma esiste questa figura leggendaria? Alla Planeta DeAgostini sembra proprio di no!).
Il risultato è a dir poco vergognoso, forse è stato scritto da un ubriaco...

Carini i disegni, sanno essere bozzettistici, da cartoon, e freschi: si vede che il disegnatore Philip Bond (già visto nello stravagante Vimanarama) con l'ausilio di Warren Pleece si divertono quando lavorano..

J.Delano, Ph.Bond, W.Pleece, Hellblazer Speciale - Sangue cattivo, Planeta DeAgostini, 7,95 euro.

Appassionante 500

Non ho potuto esserci, alla presentazione del nuovo modello della Fiat, la 500, intelligentemente ripresa dalla storia italiana dell'altro secolo.
Lo show si è svolto sulle rive del Po: qualche giorno fa ero passato e avevo visto i preparativi, misteriosi e al contempo palesi, con uomini in canoa che pagaiavano sotto strutture galleggianti a forma di fiore, strutture in metallo con saldatori all'opera (e facevano parte dello show!).
Lo spettacolo, che pure in qualche punto calava nel noiosetto (almeno nella visione televisiva), aveva momenti belli, come la formazione di una grossa 500 a partire da un telaio in metallo sul quale si "avvinghiavano" persone vestite in una tuta metallizzata.



Di recente hanno rimasterizzato e portato nelle sale il mitico Lupin III - Il castello di Cagliostro, del maestro Hayao Miyazaki, in cui non può mancare la (vecchia, in questo caso) 500, guidata da Lupin III in inseguimenti spericolati! (film che ovvimente consiglio, decisamente divertente)

lunedì 2 luglio 2007

Un ascensore per Dylan Dog

A volte le storie hanno alcuni elementi costitutivi che assumono un'importanza particolare, mentre altri elementi diventano tuttosommato ininfluenti.
Cercherò di spiegarmi.
In questo Ascensore per l'inferno interessa poco al lettore la trama, ovvero come si è creata una situazione e come si andrà a risolvere, pure resta avvincente lo svolgersi della situazione, ovvero l'essere partecipi delle vicissitudini del protagonista.

La storia? In breve... Dylan Dog è preda di un'incubo.

Sclavi rimescola le carte della mitologia dylandoghiana presentandocene una summa: dalla Morte personificata, alla morte temuta e immaginata come esperienza, dall'omologazione degli uomini con la bombetta che ci circondano, a quella imposta dalle autorità, dall'invisibilità che il mondo ci impone, alla ricerca su un impossibile galeone dell'amore desiderato e che ci riconcilia con questo stesso mondo, dai meccanismi della società che ci imprigionano in un'incubo ossessivo e kafkiano, alla critica e ribellione contro una società sentita aliena e morta, e così via.

Il risultato è un patchwork di piccole narrazioni che se a tratti possono essere un poco sfilacciate tra loro, episodiche, hanno comunque una loro bella forza evocativa, affatto costruita.
In più vi sono trovate che lasciano il segno, come la paura dell'ascensore, resa benissimo dall'ossessivo ripeterne il motivo, il sopraggiungere della morte per privazione, la claustrofobia che viene resa anche con lo spazio angusto che riflette in toto, come uno specchio, le angosce del protagonista.

Sul finale si possono fare varie ipotesi... ma eviterò, anche per non rovinare la lettura. Certo, si passa dall'incubo alienante e allucinato alla certezza di un incubo cui si è destinati.

Volevo poi richiamare l'attenzione su un passaggio della storia (pure tuttosommmato breve nell'economia delle sue 93 pagine). Contiene una delle tavole secondo me più erotiche di Dylan Dog (per quanto allusive), a pag. 63, nello stesso tempo assolutamente non pornografiche: non viene mostrato un atto sessuale per il piacere di mostrarlo, a scopo dimostrativo. Lo "sguardo" si sofferma, facendoceli vivere, su gesti, attimi dell'amore, carnale eppure appassionato, di abbandono.
Normalmente l'amore viene mostrato in (quasi?) ogni storia di Dylan Dog, diventando spesso esplicativo, quasi didascalico, rendendo il lettore distaccato, permettendogli di osservare la scena da una certa distanza (facendone praticamente un guardone): qui l'inquadratura si pone a distanza ravvicinata e si sofferma sui gesti, rendendo lo spettatore partecipe non disinteressato.

C'è, come spesso accade, anche una citazione ad una canzone, Sogno numero due di Fabrizio De Andrè.


Bellissima prova del disegnatore Bruno Brindisi, direi perfetto, anzichenò! Perfetto nel disegno in sè, nel rendere espressioni e atmosfere, nel suo adeguarsi come un guanto alla storia.
Un risultato ottenuto anche grazie all'ottima colorazione ad opera dello Studio Tenderini.
(il vero orrore è scoprire che il nostro eroe ha i lacci delle scarpe rossi!)

Il prezzo dei Dylan Dog e' aumentato di 20 centesimi, un bell'incremento!

T.Sclavi, B.Brindisi, Dylan Dog n. 250, Ascensore per l'inferno, Sergio Bonelli Editore, 2,70 euro.

Il vento fa il suo giro

O anche "E l'aura fai son vir", in occitano, e infatti è girato nelle valli occitane del Piemonte. Un film bello e duro, ci presenta la realtà diffidente dei paesini di montagna, ormai spopolati, in cui la gente del posto è divisa tra l'aiutare un pastore francese che ha deciso di venire a viverci e lavorarci, portando con sè la famiglia dai Pirenei, e diffidare del "forestiero", verso cui si possono raggrumare ogni sorta di diffidenza, paura e invidia, che fanno precipitare gli eventi verso una conclusione non consolatoria.

Il film non presenta vuoti proclami, è capace di mostrare il solco che si scava tra la gente, anzi, proprio là dove i protagonisti presentano le loro vaghe tesi di tolleranza, di anelante riscoperta delle tradizioni, queste enunciazioni vengono amaramente smentite dalla realtà dei fatti.
E proprio il protagonista rifugge la valorizzazione della tolleranza, in quanto presuppone la superiorità di chi tollera verso il tollerato e nega l'uguaglianza degli uomini; e non si adegua agli sforzi di recupero delle tradizioni del suo "amico" "colto" in paese, in quanto sono solo il retaggio di una vita che non si possiede più, dimenticata e ormai solo mitizzata.

Non se la prendano i piemontesi, anche se in fondo la chiusura e la diffidenza sono propri di questa gente, la storia potrebbe essere trasposta in un condominio di una qualunque città italiana (perdendo però la ricchezza del contesto e del paesaggio montano).
Sono bravi invece i protagonisti, quasi tutti non professionisti, abitanti delle valli montane, pur con qualche ingenuità, e forse proprio per questo, rendono con sincerità le espressioni e la genuinità di un mondo.

Compaiono anche i Lou Dalfin!


..."e ogni cosa prima o poi ritorna"

Il vento fa il suo giro, di Giorgio Diritti, con Thierry Toscan, Alessandra Agosti, Dario Anghilante, Giovanni Foresti.

domenica 1 luglio 2007

Un film da non schivare..

..ma da prendere! È La schivata, vincitore del premio per la miglior regia al Torino film festival 2004, e ai premi César 2005 per miglior film, regia, sceneggiatura originale e attrice esordiente.

Uscito in dvd in allegato con l'Internazionale, ci presenta la vita dei giovani della banlieue parigina, fuori da schemi e preconcetti, condanne e mitizzazioni: è una storia viva e presente, e anche se all'inizio infastidisce un po' il gergo tradotto in modo non del tutto credibile, colpisce per come vengano rese le difficoltà di una storia d'amore, il rapporto con gli altri, il dialogare continuo, a volte anche aggressivo ma comunque autentico (in quanto tormentato?).

La schivata, di Abdell atif Kechiche, con Osman Elkharraz, Sara Forestier, Sabrina Ouazani, Nanou Benhamou, Hafet Ben-Ahmed.

Manga dalla prigione

Uscito un po' di tempo fa in Italia (si parla del 2005), è l'opera che narra il periodo passato in prigione dall'autore, condannato a tre anni per possesso illegale di armi da fuoco.
Il racconto dettagliato, quasi ossessivo, della vita nel carcere, i particolari della detenzione, le rigide e altrettanto ossessive regole del sistema penale giapponese, rendono questo fumetto una viva testimonianza dell'alienazione dell'esperienza carceraria: al lettore può dare l'effetto di assistere alla vita quotidiana rinchiusa dentro una scatola di fiammiferi.

Un'esperienza carceraria senz'altro molto diversa da quella di cui siamo abituati, soprattutto proveniente dalla cinematografia americana: comunque sono sicuro che il regime carcerario anche in Italia sia molto diverso da quello del Giappone (si percepisce una forma di doppia alienità, quindi).

Kazuichi Hanawa, In prigione, Coconino Press, 13,50 euro.

Hellboy è finito?

Ovviamente mi diverto con i titoli provocatori, quindi non ve la prendete troppo se non è affatto vero, semplicemente è la recensione all'ultima uscita che in qualche modo ha a che fare con Hellboy, in attesa che l'autore rimetta le mani sul suo personaggio più famoso.

Il tempo a mia disposizione è molto poco, probabilmente per un po' riuscirò ad aggiornare il blog solo nel fine settimana, quindi bando alle ciance e ciancio alle bande:

Continuano le vicende del Bureau of Paranormal Research and Defense, l'agenzia per cui lavorava Hellboy, vicende narrate con la supervisione e il contributo anche creativo di Mike Mignola, ma comunque portate avanti da altri sceneggiatori e disegnatori.

E pur avvalendosi del contributo di un autore non di poco conto come John Arcudi (creatore di The Mask), e del disegno di un bravo professionista come Guy Davis, dal segno personale ma che non mi spiace, non arriva al livello delle opere curate completamente da Mignola.
In questa vicenda proseguono i rospacci mostruosi a impazzare, si avvicendano le minacce di mostri di proporzioni immani dal vago sapore lovecraftiano, continuano le lotte e i tumulti dei protagonisti, l'anfibio Abe, Roger il golem, Johann l'uomo vaporizzato e Liz la pirocinesica: continuano ma senza quel misto di leggerezza e di horror (o meglio, evocazione di horror) che caratterizzano il lavoro del creatore di Hellboy, grazie a quell'ironia nei dialoghi e alla raffinatezza del segno che vi sapeva mettere.

Al momento, e non a caso, gli unici lavori altrui che hanno coinvolto il mondo di Hellboy con risultati anche ottimi sono stati - a parte le cover - quelli su Hellboy Junior, un piacevole divertissement.

M.Mignola, J.Arcudi, G.Davis, B.P.R.D. - La fiamma nera, Magic Press, 14,00 euro.