sabato 17 marzo 2007

Borat

Che dire di questo film, girato in simil-candid camera? Per capire di cosa parlo rimando a questo sito, in cui vi sono altre recensioni: ora dirò la mia opinione.

All'inizio ero vagamente raggelato, non tanto per la rappresentazione del Kazakhstan, esagerata tanto da risultare evidentemente fasulla e voluta, praticamente una trappola per trucidi, quanto perchè non ne capivo l'intenzione - vuole far ridere così? - mi chiedevo (il pubblico in realtà rideva da subito, c'è chi ha chiesto ad alta voce se in Kazakhstan fossero davvero così).
Insomma, temevo di dover penare prima della fine del film.

Poi, dall'arrivo del falso giornalista del falso terzomondo in America ho iniziato, se non ad apprezzarlo, quantomeno a capire il senso e l'intenzione dissacratoria dell'autore.
In particolare questo film, in fondo orientato verso un pubblico anglofilo (americano e inglese), attacca quello che è un sentimento di cui si è poco consapevoli ma anche molto suscettibili, che è se vogliamo l'amor patrio e il sentimento di fondamentale superiorità della propria "civiltà" (in questo caso americanità).

L'epopea di Borat per gli Stati Uniti in fondo attacca i fondamenti della cultura americana (o almeno, credo! non conosco così bene gli USA): la vendita libera di armi, il conservatorismo razzista e omofobo, la faccia falsamente benevolente e pia dei wasp, il maschilismo (giovanile) e il femminismo (tendente al senile), il modello di bellezza siliconata (risultando invece quasi tenero verso la figura della prostituta), l'odio verso gli ebrei, quasi folkloristico da parte del mondo (attuato in fondo solo da falsi kazakhi) contro quello più reale da parte di alcuni americani.

Sarebbe interessante verificare il messaggio che in Italia viene tramesso: in sala si sono udite tante risate, che ci si può chiedere se si è sintonizzati sulla stessa frequenza dell'umorismo comunque rozzo (alla scena del diverbio dei due kazakhi ho riso davvero, pure nel disgusto, immaginandomi l'effetto di recitare nella parte di Borat!), oppure se in fondo si è estranei all'oggetto della sua satira sbeffeggiante la cultura americana.

Una cosa che mi è sembrato di percepire, è stata una risata più raggelata, quasi forzata del pubblico, nella scena dell'incontro con i cristiani pentecostali, in cui Borat si abbandona nel dolore alla comunione con la comunità.
Forse perchè era la scena in cui un pubblico italiano si poteva più riconoscere, quasi un attacco alla sacralità percepita della fede e dell'istituto del miracolo?

Sarebbe interessante verificare statisticamente l'impressione che il pubblico ha ricevuto dal film, e confrontare gli effetti per un pubblico di paesi e culture differenti.
E, in fondo, anche verificare l'effetto di variazioni sul tema: un falso giornalista americano in visita nel terzo mondo, un falso namibiano in Italia, ecc.