(Desolation Jones non è un fumetto per educande, nè può interessare i bambini, quindi prego di evitare chi ne possa essere offeso di continuare a leggere. A nanna!)
Desolation Jones viene chiamato per risolvere un caso da parte di un vecchio uomo, ancora potente ma molto malato: deve recuperare un oggetto che gli è stato sottratto. Visitando la villa del suo committente, a Los Angeles, incontra la figlia, personaggio che si rivela da subito pericoloso. E qui le analogie con l'investigatore Marlowe de Il grande sonno si fermano.
Desolation Jones a suo tempo aveva accettato di sottoporsi a degli esperimenti, esperimenti che lo porteranno ad avere delle capacità superiori a quelle umane. E qui le analogie con Capitan America si fermano.
Desolation Jones è un supereroe, non c'è dubbio: ha i superpoteri, è superveloce e superforte. Ma l'unica concessione che fa a quello che può sembrare un costume è portare una sorta di trench arancione, corredato di coperta e occhiali per ripararsi dalla luce solare (che gli dà qualche problema), e una maschera con i filtri per respirare, di quelle usate da chi lavora con vernici e agenti chimici tossici (e che fa pensare a Sandman), maschera che peraltro non indossa mai.
Ma le differenze non si fermano al dettaglio estetico.
Ex agente segreto dell'MI6 in preda all'alcolismo, ha accettato di far parte a una serie di esperimenti senza che i suoi superiori lo informino della loro pericolosità (sarà l'unico sopravvissuto), e senza sapere che il trattamento a cui verrà sottoposto equivalgono a una interminabile tortura (trasfusioni, assenza di sonno per un anno, ecc.) che lo lasceranno con il corpo devastato.
Desolation è riferito alle sue condizioni: ora non beve più, in compenso è ridotto a un rottame umano che fa uso di droga per rifuggire il sonno che anima i mostri del suo passato. Ed è del tutto incapace di provare piacere o repulsione.
Desolation Jones vive in una Los Angeles (non per niente ha continue visioni di angeli in volo), ultimo rifugio-prigione di ex agenti segreti in disgrazia.
In questo microcosmo di spie e attrici porno, sopravvive lavorando come investigatore privato, con una libera licenza di uccidere gli agenti che danno fastidio.
In Made in England il colonnello Nigh ha incaricato Jones di recuperare dei filmati porno girati da Hitler, per i quali viene ricattato.
Il colonnello è un altro rottame umano, una sorta di James Bond decrepito, che ormai sopravvive alle malattie che ha contratto nei bordelli di mezzo mondo.
Nigh ha tre figlie, una rampante agente dell'NSA gelosa delle sorelle, un'altra ancora idealista e debole, regista di documentari di denuncia, mentre la più giovane è ribelle, una spregiudicata pornostar in fieri, cinica ma non priva di giovanili ingenuità. Tre figlie e tre modi diversi di rapportarsi con la figura ingombrante del padre.
Dopo le crisi (non solo commerciali) del supereroe con il Watergate, l'assassinio di Kennedy, il Vietnam, ma anche le guerre del Golfo, quando ormai ogni parvenza di american dream è morta e sepolta, e non ci sono più illusioni a sostenerne l'idea-ideologia.
Dopo la rivoluzione del supereroe messa in atto da autori come Frank Miller e Alan Moore (e Grant Morrison e altri), e le vicende alterne di successive riforme e controriforme.
Dopo tutto questo arriva Desolation Jones.
L'eroe contemporaneo non è nè un cavaliere della Tavola Rotonda alla ricerca del Sacro Graal nè un alchimista moderno. Ormai del mito dell'eroe non resta quasi più nulla: la società è corrotta, gli stessi valori sono degenerati, nelle mani di poteri e potenti che commettono atrocità "solo perchè lo trovano interessante".
Del supereroe è rimasta solo un'esigenza morale estrema, un desiderio di riscatto e vendetta, contro i cattivi, in questo caso i potenti dei servizi segreti.
Eppure l'interpretazione dell'eroe di Warren Ellis non mi convince appieno: la presunta superiorità di Jones si manifesta non tanto nella superforza o nella supervelocità, quanto nel suo ripetere, persino ossessivamente, come un mantra, la sua indifferenza nella morte altrui ("Sono incapace di provare qualcosa se gli occupanti di questa stanza vivono o muoiono": "embè?", vien da dire.. ).
Lo stesso eroe è consapevole di fare parte del sistema, il suo è un riscatto limitato, risulta perfino un po' ridicolo. Dietro la maschera di Desolation Jones si cela comunque un guardiano di belle pretese: Marlowe mi risulta più simpatico.
Warren Ellis, ormai superstar del comicdom americano, è un autore che sa il fatto suo.
Anche se critico l'idea di fondo dell'eroe protagonista, devo dire che Ellis sa costruire con bravura atmosfere tese e dialoghi taglienti, e Desolation Jones è un'opera godibile, anche se cruda.
Vale una menzione il racconto della pornoattrice, interrogata da Jones.
Se molti autori hanno solo rinfrescato un po' l'idea del superman, ignorando la rivoluzione di Miller, Moore e soci (per dirla con Giuseppe Tomasi di Lampedusa, "Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi"), Ellis comunque riesce a mantenere adulto il discorso, alte le ambizioni (adolescenziale la rabbia).
Disegnato dal capacissimo J.H.Williams III, visto sulle tavole di Promethea di Alan Moore, che fa sfoggio in modo intelligente di una gran varietà di stili diversi, costruzione della tavola, "effetti speciali", ritratto impietoso.
Unico accenno negativo, a volte viene usato un senso di lettura da sinistra a destra passando da una pagina all'altra, altre volte si termina prima una pagina per passare all'altra, generando un po' di confusione.
Desolation Jones (Vol. 1) - Made in England, di W.Ellis e J.H.Williams III, ed. Magic Press, 11,50 euro.