Ovvero "Stagioni difficili", quinto volume della serie Fables, uscita in America per la Vertigo, la linea "adulta" della DC Comics, e pubblicata in Italia dalla Planeta DeAgostini. Questo volume contiene gli albi 22 e dal 28 al 33.
Per chi non conoscesse la serie, Fables vede i personaggi delle favole rifugiati sulla Terra, mescolati in mezzo agli umani, a seguito dell'invasione del loro mondo per mano di un sempre misterioso Avversario.
Molte sono le favole cadute, alcune hanno perfino tradito: le sopravvissute vivono una vita in un certo senso imborghesita, quelli che si possono mischiare fra gli uomini in città, le favole più bislacche, animali parlanti, draghi e mostri di varia natura, in un rifugio chiamata "la fattoria", nascosti grazie a potenti magie di occultamento.
Ma la guerra non è ancora finita...
Questo è un numero che definirei di transizione: nella prima storia, separata dalle altre, si fa conoscenza col personaggio di Cenerentola, e delle sue "sporche" attività (per analogia col soprannome?).
La seconda storia è un flashback che ci porta alla Seconda Guerra Mondiale, quando Luca Wolf (l'equivalente di Ezechiele Lupo) combatteva con gli Alleati contro l'eterno nemico nazista, che si prepara a rianimare una vecchia leggenda.
Nel resto del volume invece si parla delle vere stagioni difficili, ovvero l'autunno che il mondo esiliato delle Favole dovrà affrontare, superato l'assalto dei soldati di legno, con il parto di Biancaneve e l'elezione del nuovo sindaco di Favolandia.
Dal punto di vista narrativo questo volume lo definirei "debole". In parte questo è giustificato dal fatto che gli eventi presentati sono solo un preambolo di futuri avvenimenti.
D'altra parte bisogna dire che la storia di guerra è assai scialba, valida solo per qualche inutile quanto scontata citazione cinematografica, e degli insulti gratuiti rivolti ai francesi.
La storia che vede Cenerentola protagonista è discreta, quantomeno nel tratteggiare i vari momenti del suo particolare ruolo, ma è troppo breve per dare qualcosa in più.
La terza parte non soddisfa, qui i personaggi sono sceneggiati con molta superficialità, e succede un po' di tutto senza che si possa apprezzarne la narrazione.
Quel che più intriga della serie è l'idea alla base, l'aver riportato a nuova vitalità i personaggi della narrativa più o meno popolare, attualizzandoli. Coma sarebbe oggi il Lupo Cattivo, se vivesse in mezzo a noi? E Biancaneve? E il Principe Azzurro?
Speriamo che l'autore, Bill Willingham, non si perda nei prossimi volumi...
I disegni di Mark Buckingham e Tony Akins non superano la mediocrità, con qualche vera caduta di stile, molto meglio le copertine di James Jean.
Il volume meriterebbe un diverso apparato redazionale, approfondendo i vari personaggi che appaiono anche solo come comparse, anche se bisogna dire che tale mancanza c'è anche nell'edizione originale.
Fables, Stagioni difficili, ed. Planeta DeAgostini, 11,95 euro.
idee in caduta libera... idee, passioni, letteratura e fumetti, cinema, informatica, viaggi, esperienze
venerdì 29 dicembre 2006
martedì 26 dicembre 2006
Dylan Dog di dicembre
Due le uscite Dylan Dog di cui parlerò or ora: "Marty", per la serie regolare, e "L'esercito del male", per la collana Super Book.
Nella storia di Marty, pensionato che Dylan incontra a un parco, il nostro indagatore dell'incubo affronterà la morte, ma una morte più terribile perchè sarà la morte del quotidiano, che tutti noi ci troviamo ad affrontare ad un certo punto della nostra vita.
Una storia che si svela lentamente, toccante in quanto vicina alla nostra vita "reale", in cui i mostri sono solo deboli e fragili fantasmi.
Grande prova di Tiziano Sclavi e Cristina Neri, professionale Giampiero Casertano.
(chi ha abbandonato Dylan vada in edicola a comprare questo numero!)
Dylan Dog, Marty di Tiziano Sclavi e Cristina Neri (testi), e Giampiero Casertano (disegni), Sergio Bonelli Editore, 2,50 euro.
La collana Super Book propone in cartonato le storie pubblicate fuori collana, su albi giganti o altre riviste.
La storia L'esercito del male del prolifico Wood risulta un po' pretestuosa, non particolarmente solida, con qualche "anomalia" nel comportamento dei personaggi storici (Groucho e Bloch). Ottimo invece Giovanni Freghieri.
Dylan Dog, L'esecito del male di Robin Wood (testi) e Giovanni Freghieri (disegni), Sergio Bonelli Editore (collana Super Book), 5,00 euro.
Nella storia di Marty, pensionato che Dylan incontra a un parco, il nostro indagatore dell'incubo affronterà la morte, ma una morte più terribile perchè sarà la morte del quotidiano, che tutti noi ci troviamo ad affrontare ad un certo punto della nostra vita.
Una storia che si svela lentamente, toccante in quanto vicina alla nostra vita "reale", in cui i mostri sono solo deboli e fragili fantasmi.
Grande prova di Tiziano Sclavi e Cristina Neri, professionale Giampiero Casertano.
(chi ha abbandonato Dylan vada in edicola a comprare questo numero!)
Dylan Dog, Marty di Tiziano Sclavi e Cristina Neri (testi), e Giampiero Casertano (disegni), Sergio Bonelli Editore, 2,50 euro.
La collana Super Book propone in cartonato le storie pubblicate fuori collana, su albi giganti o altre riviste.
La storia L'esercito del male del prolifico Wood risulta un po' pretestuosa, non particolarmente solida, con qualche "anomalia" nel comportamento dei personaggi storici (Groucho e Bloch). Ottimo invece Giovanni Freghieri.
Dylan Dog, L'esecito del male di Robin Wood (testi) e Giovanni Freghieri (disegni), Sergio Bonelli Editore (collana Super Book), 5,00 euro.
My Street by Nie Jun
Dopo i manga (fumetti giapponesi) e manhwa (fumetti coreani), ecco My Street, un nuovo manhua, ovvero fumetto cinese, che verrà pubblicato in 5 volumetti.
È la storia di due ragazzi in fuga in una metropoli degradata in mano a bande di trafficanti, e di una vecchia che sembra in grado di comandare le api (e che nel corso della storia racconterà la storia di altri due giovani, anche loro in fuga, evasi da un manicomio).
La trama raccontata in poche parole, come spesso accade, può dare un'idea del tutto sbagliata dell'opera. Forse meglio si può descrivere il fumetto con una canzone cantata dalla radio nel racconto della vecchia:
Scarti che invitano a una fruizione più meditata, non sempre di immediata comprensione, ma che catturano il lettore nell'incanto della storia.
Nelle inquadrature e nel "montaggio" il fumetto ha un taglio decisamente cinematografico, tipico dell'animazione. Il tratto è molto curato, un po' sacrificato dalle dimensioni della pagina, il disegno oscilla tra il grottesco e il poetico, con una grande padronanza di stile.
Sicuramente un fumetto e un autore da tenere d'occhio.
My Street di Nie Jun, 001 Edizioni, 5,90 euro.
È la storia di due ragazzi in fuga in una metropoli degradata in mano a bande di trafficanti, e di una vecchia che sembra in grado di comandare le api (e che nel corso della storia racconterà la storia di altri due giovani, anche loro in fuga, evasi da un manicomio).
La trama raccontata in poche parole, come spesso accade, può dare un'idea del tutto sbagliata dell'opera. Forse meglio si può descrivere il fumetto con una canzone cantata dalla radio nel racconto della vecchia:
Dove stiamo andando? Non abbiamo una direzioneLa storia procede per scarti, scarti di trama e scarti di livelli: si passa dal racconto della vecchia alle fughe dei due ragazzi, dai momenti di azione, spesso trasfigurata nell'onirico, ai momenti in cui i protagonisti esprimono le loro paure (tutto questo senza scadere nello stucchevole).
con il cuore così vuoto
come i nostri bagagli
ma così gioiosi
perchè noi sappiamo volare...
Scarti che invitano a una fruizione più meditata, non sempre di immediata comprensione, ma che catturano il lettore nell'incanto della storia.
Nelle inquadrature e nel "montaggio" il fumetto ha un taglio decisamente cinematografico, tipico dell'animazione. Il tratto è molto curato, un po' sacrificato dalle dimensioni della pagina, il disegno oscilla tra il grottesco e il poetico, con una grande padronanza di stile.
Sicuramente un fumetto e un autore da tenere d'occhio.
My Street di Nie Jun, 001 Edizioni, 5,90 euro.
lunedì 25 dicembre 2006
Buon Nachele
"Cosa ci fai, Rasputin, vestito da Babbo Natale?!?"auguri a tutti, anche a chi voleva andarsene prima e solo tardi ci ha lasciato, visto che politici e cardinali han voluto trattenerlo con i loro artigli... ebbene sì, parlo di Welby, che ha lottato fino all'ultimo per l'unica ragione di vita che gli era rimasta (o quasi)
gli altri hanno ballato la loro danza macabra "attorno al letto di un moribondo"
dei giudici forse non c'è niente da dire, sicuramente hanno agito secondo la legge, e non potevano arrogarsi una scelta che tutti i poteri in ballo avrebbero ritorto loro contro
e le leggi andavano rispettate: se non si è fatto "staccare la spina" prima non è certo perchè non avesse trovato qualcuno disposto ad aiutarlo, ma per aprire una discussione e stabilire un principio
una discussione, appunto, cui chi è abituato a salire sui pulpiti non riesce neanche a concepire, arringare sì, mettersi in discussione, impossibile...
io sono un dubbioso, e sulla questione della morte dolce, eutanasia, cessazione dell'accanimento terapeutico o chiamatela come volete (eppure i nomi sono importanti e le differenze ci sono), su tale questione non ho certezze, se non quella di dover esser cauti, ma lo spettacolo pubblico cui abbiamo assistito è stato proprio disgustoso..
(che le questioni siano prima ancora che morali, estetiche? o la mia coscienza si smuove solo per ciò che è di cattivo gusto?)
meglio lasciare solo chi cerca di essere protagonista a tutti i costi, chi deve sempre dispensare un comandamento, solo per paura di essere dimenticato e perdere il potere che gli viene dal consenso
e allora... buon natale!
martedì 19 dicembre 2006
Il mondo oscuro di Thomas Ott
Mi sono letto un comic book che giaceva da tempo, fra tanti mucchi: Panopticum, di Thomas Ott, ed. Black Velvet, 12,50 euro.
Thomas Ott descrive un mondo oscuro, per niente rassicurante, pervaso da un'atmosfera e una morale a metà strada tra Kafka e i racconti del terrore della EC Comics [qui un link alla pagina di Wikipedia in inglese, e un'altro a quella in italiano, meno completa]. I racconti di Ott sono attraversati da un'ironia tagliente.
Si tratta di 4 piccoli racconti, con un quinto a far da cornice: una ragazza che girovaga per un luna park con pochi soldi entra in un tendone, sull'insegna la scritta "Panopticum" e un occhio aperto, la cui attrazione sono dei box che permettono di vedere piccoli filmati per una moneta.
Le storie inscenano un lato ribaltato della realtà ("L'hotel"), esprimendosi per simbolismi macabri mostrano l'ineluttabilità della morte, illuminata dalla speranza ("Il campione"), sorprendono, più il lettore del protagonista sulla visione delle cose ("L'esperimento"), parlano del destino dei visionari e di chi li dileggiano ("Il profeta"). Infine termina il racconto principale ("La ragazza"), che sottende che il non detto (di quel che si è appena letto?) è più spaventoso di quello cui finora si è assistito.
Lo stile utilizzato da Ott sembra un'ulteriore ironia, le pagine sono nere illuminate da un tratto bianco, graffiato: illuminano un mondo che inquieta, e che forse faremmo meglio a tener nascosto.
Ott utilizza la pantomima scenica, rinunciando alle parole, accentuando l'effetto di trovarsi in una sala buia di un cinema.
Le storie colpiscono, e si esce dalla lettura come da un cinema dopo una visione pomeridiana, gli occhi abbagliati e la sensazione di non sapere se quel che si è visto era la realtà o un sogno (in particolare dopo "L'hotel" e "L'esperimento"). Resta da capire se la lettura (o visione) del fumetto sia più profonda, o ci intrattenga solo per qualche minuto.
Una critica può essere rivolta all'eterogeneità dei racconti che, difficilmente accostabili l'un l'altro, stonano.
In particolare poi "Il profeta" risulta poco interessante, privo della forza immaginifica degli altri.
Thomas Ott descrive un mondo oscuro, per niente rassicurante, pervaso da un'atmosfera e una morale a metà strada tra Kafka e i racconti del terrore della EC Comics [qui un link alla pagina di Wikipedia in inglese, e un'altro a quella in italiano, meno completa]. I racconti di Ott sono attraversati da un'ironia tagliente.
Si tratta di 4 piccoli racconti, con un quinto a far da cornice: una ragazza che girovaga per un luna park con pochi soldi entra in un tendone, sull'insegna la scritta "Panopticum" e un occhio aperto, la cui attrazione sono dei box che permettono di vedere piccoli filmati per una moneta.
Le storie inscenano un lato ribaltato della realtà ("L'hotel"), esprimendosi per simbolismi macabri mostrano l'ineluttabilità della morte, illuminata dalla speranza ("Il campione"), sorprendono, più il lettore del protagonista sulla visione delle cose ("L'esperimento"), parlano del destino dei visionari e di chi li dileggiano ("Il profeta"). Infine termina il racconto principale ("La ragazza"), che sottende che il non detto (di quel che si è appena letto?) è più spaventoso di quello cui finora si è assistito.
Lo stile utilizzato da Ott sembra un'ulteriore ironia, le pagine sono nere illuminate da un tratto bianco, graffiato: illuminano un mondo che inquieta, e che forse faremmo meglio a tener nascosto.
Ott utilizza la pantomima scenica, rinunciando alle parole, accentuando l'effetto di trovarsi in una sala buia di un cinema.
Le storie colpiscono, e si esce dalla lettura come da un cinema dopo una visione pomeridiana, gli occhi abbagliati e la sensazione di non sapere se quel che si è visto era la realtà o un sogno (in particolare dopo "L'hotel" e "L'esperimento"). Resta da capire se la lettura (o visione) del fumetto sia più profonda, o ci intrattenga solo per qualche minuto.
Una critica può essere rivolta all'eterogeneità dei racconti che, difficilmente accostabili l'un l'altro, stonano.
In particolare poi "Il profeta" risulta poco interessante, privo della forza immaginifica degli altri.
Spam from Jesus
Oggi ho ricevuto una mail il cui mittente aveva il nickname "Jesus", e l'ho prontamente etichettato come spam.
Solo più tardi mi è venuto in mente che avevo messo Jesus tra gli spammer!
In effetti non credo sia il caso di trarre eccessive conclusioni...
Solo più tardi mi è venuto in mente che avevo messo Jesus tra gli spammer!
In effetti non credo sia il caso di trarre eccessive conclusioni...
domenica 17 dicembre 2006
L'arlecchinata di Dampyr
Dampyr questo mese ci porta in terra inglese, ad affrontare nientepopodimeno che Arlecchino!
La storia prende spunto dalla tradizione di fine settecento, in cui nella recita nataliza per bambini a tema fiabesco si aveva un intermezzo con Arlecchino, con tanto di "batocio", protagonista.
Come ogni serie Dampyr soffre di una certa discontinuità qualitativa, ma non posso che dare un voto positivo all'albo, sia per la trama scritta da Mauro Boselli (anche se un po' convulsa nel finale), che per i disegni di Michele Cropera (anche se non mi piacciono troppo i suoi alberi stilizzati).
Per chi non lo conoscesse, Dampyr è il figlio di una donna e un vampiro, e in quanto tale ha particolari capacità di combatterli, tra cui il sangue che brucia su di loro come acido.
Le sue storie sono legate a tematiche horror, ma a differenza di Dylan Dog, altro personaggio della "scuderia" Bonelli, lui è più orientato a combattere il male con le armi, ed ha una visione più razionale del "problema", non lo interiorizza.
(Forse, se gli si deve attribuire un difetto, è quello di prendersi un po' troppo sul serio...)
Ma Dampyr non è estraneo alle suggestioni della storia e dei luoghi, e delle atmosfere che sprigionano: difatti, gli episodi secondo me più riusciti sono proprio quelli legati alle storie e alle usanze della vecchia Europa (a cui non è limitato, di recente si è recato in Sud America e in Giappone).
Anche se qualche sana sparatoria (figurata) non fa mai male, rievocare antiche leggende dà quel sapore in più: in particolare ho molto apprezzato le storie ambientate in Italia, verso il delta del Po (Il grande fiume), o in Sardegna (Le Terminatrici). Molto meno interessante quella ambientata a Torino (La dea egizia), forse perchè parlare del Museo Egizio mi è sembrato troppo banale, e in fondo poco "torinese" (niente contro le mummie "extracomunitarie" :), ma... ebbene sì, sono campanilista!).
Altre informazioni sul personaggio sulle pagine dedicate a lui del sito Bonelli.
Dampyr n. 81 "Harlequin", Sergio Bonelli Editore, 2,50 euro
La storia prende spunto dalla tradizione di fine settecento, in cui nella recita nataliza per bambini a tema fiabesco si aveva un intermezzo con Arlecchino, con tanto di "batocio", protagonista.
Come ogni serie Dampyr soffre di una certa discontinuità qualitativa, ma non posso che dare un voto positivo all'albo, sia per la trama scritta da Mauro Boselli (anche se un po' convulsa nel finale), che per i disegni di Michele Cropera (anche se non mi piacciono troppo i suoi alberi stilizzati).
Per chi non lo conoscesse, Dampyr è il figlio di una donna e un vampiro, e in quanto tale ha particolari capacità di combatterli, tra cui il sangue che brucia su di loro come acido.
Le sue storie sono legate a tematiche horror, ma a differenza di Dylan Dog, altro personaggio della "scuderia" Bonelli, lui è più orientato a combattere il male con le armi, ed ha una visione più razionale del "problema", non lo interiorizza.
(Forse, se gli si deve attribuire un difetto, è quello di prendersi un po' troppo sul serio...)
Ma Dampyr non è estraneo alle suggestioni della storia e dei luoghi, e delle atmosfere che sprigionano: difatti, gli episodi secondo me più riusciti sono proprio quelli legati alle storie e alle usanze della vecchia Europa (a cui non è limitato, di recente si è recato in Sud America e in Giappone).
Anche se qualche sana sparatoria (figurata) non fa mai male, rievocare antiche leggende dà quel sapore in più: in particolare ho molto apprezzato le storie ambientate in Italia, verso il delta del Po (Il grande fiume), o in Sardegna (Le Terminatrici). Molto meno interessante quella ambientata a Torino (La dea egizia), forse perchè parlare del Museo Egizio mi è sembrato troppo banale, e in fondo poco "torinese" (niente contro le mummie "extracomunitarie" :), ma... ebbene sì, sono campanilista!).
Altre informazioni sul personaggio sulle pagine dedicate a lui del sito Bonelli.
Dampyr n. 81 "Harlequin", Sergio Bonelli Editore, 2,50 euro
venerdì 15 dicembre 2006
Il Flauto Magico (non) di Baricco
Si contano sulle dita di una mano le volte che sono stato all'opera, e questa è stata la mia prima del Flauto Magico di Mozart, non pretenderò quindi di fare critica, darò solo la mia impressione.
Ottima l'interpretazione vocale e l'esecuzione musicale, mi sono piaciuti anche costumi e scenografia: all'inizio temevo che la giostra posta al centro del palco rubasse la scena, timore che si è rivelato presto infondato.
Quel che non va, ahimè, e qui la mia critica non è originale, è la versione aggiornata e riveduta che ha dato Baricco dei recitativi, ovvero delle parti che introducono le arie, presentando la scena e spiegando un po' la storia, declamate in italiano da attori e dagli stessi cantanti.
Se da un lato non posso che trarre una maligna soddisfazione nel vedere gli habitué inferociti (anche questa sera vi sono state vivaci contestazioni), il testo è del tutto estraneo al resto dell'opera, il pathos del cantato si disintegra, e se lo scopo era sdrammatizzare le battute sono di livello troppo terra-terra per fare da contraltare.
Insomma, l'effetto è quello di una reclame indesiderata e troppo lunga, che non si può che sperare che finisca presto per dare spazio alla "vera" scena. Solo alla fine, purtroppo, ci si abitua, la pubblicità diventa un vociare indistinto, e la mente è libera di divagare.
Non sia mai che un'opera non si ritenga intoccabile, ma chi rischia mettendoci del suo deve tenere in conto il (possibile) fallimento.. (ipse dixit)
Ottima l'interpretazione vocale e l'esecuzione musicale, mi sono piaciuti anche costumi e scenografia: all'inizio temevo che la giostra posta al centro del palco rubasse la scena, timore che si è rivelato presto infondato.
Quel che non va, ahimè, e qui la mia critica non è originale, è la versione aggiornata e riveduta che ha dato Baricco dei recitativi, ovvero delle parti che introducono le arie, presentando la scena e spiegando un po' la storia, declamate in italiano da attori e dagli stessi cantanti.
Se da un lato non posso che trarre una maligna soddisfazione nel vedere gli habitué inferociti (anche questa sera vi sono state vivaci contestazioni), il testo è del tutto estraneo al resto dell'opera, il pathos del cantato si disintegra, e se lo scopo era sdrammatizzare le battute sono di livello troppo terra-terra per fare da contraltare.
Insomma, l'effetto è quello di una reclame indesiderata e troppo lunga, che non si può che sperare che finisca presto per dare spazio alla "vera" scena. Solo alla fine, purtroppo, ci si abitua, la pubblicità diventa un vociare indistinto, e la mente è libera di divagare.
Non sia mai che un'opera non si ritenga intoccabile, ma chi rischia mettendoci del suo deve tenere in conto il (possibile) fallimento.. (ipse dixit)
martedì 12 dicembre 2006
S. by Gipi
Gipi (ecco il suo blog) ha smesso di essere un autore emergente, è già emerso e ha fatto bum!
Ovvero, stupisce e conferma: stupisce per il livello raggiunto, confermando di essere "uno bravo" (direi "uno davvero bravo", ma è giovane, meglio che non si monti troppo la testa, ha ancora tanto da fare!).
Dopo "Appunti per una storia di guerra", che attraversa di striscio la guerra nell'ex-Jugoslavia, "Baci dalla provincia", che si può trovare ancora in edicola ad una modica cifra, dopo tanti racconti più o meno brevi, ma dalla qualità sempre alta.
S. è un ricordo quotidiano, un racconto forse inventato ma vivo, vissuto, e soprattutto vivido davanti ai nostri occhi di lettori avidi di esperienze. Capaci però di commuoversi, leggiamo per questo. E lui ci riesce, maledetto!
Un ricordo dedicato al padre, la storia del rapporto con lui, un tempo perduto ma forte. S. è un fumetto eccellente.
(non vorrei che si dimenticasse che è un autore completo, la sua arte grafica si affina sempre più)
Edito dalla Coconino Press, S., di Gipi, costa 15 miseri euro (bell'edizione tra l'altro, detto da un feticista del libro).
(questo post mi sa che lo modifico, ma sono stanco.. )
Ovvero, stupisce e conferma: stupisce per il livello raggiunto, confermando di essere "uno bravo" (direi "uno davvero bravo", ma è giovane, meglio che non si monti troppo la testa, ha ancora tanto da fare!).
Dopo "Appunti per una storia di guerra", che attraversa di striscio la guerra nell'ex-Jugoslavia, "Baci dalla provincia", che si può trovare ancora in edicola ad una modica cifra, dopo tanti racconti più o meno brevi, ma dalla qualità sempre alta.
S. è un ricordo quotidiano, un racconto forse inventato ma vivo, vissuto, e soprattutto vivido davanti ai nostri occhi di lettori avidi di esperienze. Capaci però di commuoversi, leggiamo per questo. E lui ci riesce, maledetto!
Un ricordo dedicato al padre, la storia del rapporto con lui, un tempo perduto ma forte. S. è un fumetto eccellente.
(non vorrei che si dimenticasse che è un autore completo, la sua arte grafica si affina sempre più)
Edito dalla Coconino Press, S., di Gipi, costa 15 miseri euro (bell'edizione tra l'altro, detto da un feticista del libro).
(questo post mi sa che lo modifico, ma sono stanco.. )
Visioni dall'Inferno, ovvero John Constantine (Mike Carey) non è Dante
Grande numero, questo di John Constantine/Hellblazer, passato per l'occasione dalla gloriosa Magic Press (un sentito grazie) alla Planeta De Agostini.
Grande numero e, soprattutto, divertente: oddio, non divertente nel senso di spassoso, ma piacevole da leggere per le trovate della sceneggiatura di Mike Carey e il disegno azzeccato e talentuoso dell'argentino Leonardo Manco (con l'apporto di Giuseppe Camuncoli nella prima parte), senza dimenticare i colori di Lee Loughridge.
Qualche piccola crepa a mio parere nella trama si trova, ma si perdona subito. Il viaggio di John Constantine all'Inferno, non nuovo nell'impresa, lascerà il segno, per la trama coinvolgente e l'interpretazione che sceneggiatore e disegnatore danno dei personaggi, tutti dannati: persino Constantine che, si sa, alla fine la scampa sempre, ne resta decisamente segnato, questa volta in modo ancora più ineluttabile.
Se ne esce peggio, in questo volume, è perchè questa volta gli viene mostrato chi detiene lo scettro della cattiveria suprema, chi è il vero "bastardo" (e ahimè non è lui).
Così John Constantine non uscirà, come Dante, a "riveder le stelle"..
Tanti sono i personaggi che si sono incontrati nel corso di una delle serie più lunghe in casa DC (Vertigo), e che qui fanno capolino, ma credo che le vicende siano chiare anche per il nuovo lettore: certo, l'appassionato vi trova il piacere aggiunto della familiarità e della rivisitazione.
John Constantine Hellblazer - Giù nella terra dei morti, ed. Planeta De Agostini (contine gli albi originali 206-212), 11,95 euro.
P.S.: il sito della Planeta è ancora un po' scarno! (e "stranamente" bilingue!)
Grande numero e, soprattutto, divertente: oddio, non divertente nel senso di spassoso, ma piacevole da leggere per le trovate della sceneggiatura di Mike Carey e il disegno azzeccato e talentuoso dell'argentino Leonardo Manco (con l'apporto di Giuseppe Camuncoli nella prima parte), senza dimenticare i colori di Lee Loughridge.
Qualche piccola crepa a mio parere nella trama si trova, ma si perdona subito. Il viaggio di John Constantine all'Inferno, non nuovo nell'impresa, lascerà il segno, per la trama coinvolgente e l'interpretazione che sceneggiatore e disegnatore danno dei personaggi, tutti dannati: persino Constantine che, si sa, alla fine la scampa sempre, ne resta decisamente segnato, questa volta in modo ancora più ineluttabile.
Se ne esce peggio, in questo volume, è perchè questa volta gli viene mostrato chi detiene lo scettro della cattiveria suprema, chi è il vero "bastardo" (e ahimè non è lui).
Così John Constantine non uscirà, come Dante, a "riveder le stelle"..
Tanti sono i personaggi che si sono incontrati nel corso di una delle serie più lunghe in casa DC (Vertigo), e che qui fanno capolino, ma credo che le vicende siano chiare anche per il nuovo lettore: certo, l'appassionato vi trova il piacere aggiunto della familiarità e della rivisitazione.
John Constantine Hellblazer - Giù nella terra dei morti, ed. Planeta De Agostini (contine gli albi originali 206-212), 11,95 euro.
P.S.: il sito della Planeta è ancora un po' scarno! (e "stranamente" bilingue!)
Sergej Dovlatov e La marcia dei solitari
Amo molto questo scrittore russo/estone/ebreo, nato a San Pietroburgo ed emigrato negli Stati Uniti nel 1978, morto nel 1990, lo amo per il suo umorismo malinconico, la sua ironia un po' triste, lieve.
Adesso sto leggendo "La marcia dei solitari", una raccolta postuma di suoi editoriali per il giornale "Il Nuovo Americano".
Non è il suo libro migliore, soprattutto non lo consiglierei a chi lo avvicina la prima volta, suggerirei altre opere, come "Straniera", "La valigia", "Compromesso", "Noialtri", "Regime speciale", tutte pubblicate da Sellerio.
In questo volume ne esce un profilo medio, con alcuni tocchi interessanti ma che non lo riscattano dalla normalità.
Qui potete trovare un'altra "bloggata" su di lui, e qui un brano, il primo incontro con quella che sarà la sua futura moglie.
Adesso sto leggendo "La marcia dei solitari", una raccolta postuma di suoi editoriali per il giornale "Il Nuovo Americano".
Non è il suo libro migliore, soprattutto non lo consiglierei a chi lo avvicina la prima volta, suggerirei altre opere, come "Straniera", "La valigia", "Compromesso", "Noialtri", "Regime speciale", tutte pubblicate da Sellerio.
In questo volume ne esce un profilo medio, con alcuni tocchi interessanti ma che non lo riscattano dalla normalità.
Qui potete trovare un'altra "bloggata" su di lui, e qui un brano, il primo incontro con quella che sarà la sua futura moglie.
Scoop, by Woody Allen
Ho poco da dire dell'ultimo film, uscito già da un po' nelle sale italiane: gradevole, ma poco più.
A parte la presenza dell'"appetitosa" Scarlett Johansson, e per le fanciulle Hugh Jackman fa la sua parte (devo dire di non aver riconosciuto l'interprete del Wolverine cinematografico), il film si fa godere ma senza battute brillanti o considerazioni particolarmente illuminanti sulla realtà delle cose.
Solo ho l'impressione che Woody Allen, qui simpatico vecchietto da accompagnamento, voglia in qualche modo esorcizzare la morte, sua storica ossessione, e dare un punto di vista alternativo, rispetto al precedente Match Point, al mondo lustro degli ambienti facoltosi ed esclusivi, che prende anche un po' in giro.
Non credo di rovinare la visione se dico che il finale è qui più fortunato per la protagonista femminile, ma non si può generalizzare e la visione del regista non risulta stravolta rispetto all'ultima sua pellicola.
A parte la presenza dell'"appetitosa" Scarlett Johansson, e per le fanciulle Hugh Jackman fa la sua parte (devo dire di non aver riconosciuto l'interprete del Wolverine cinematografico), il film si fa godere ma senza battute brillanti o considerazioni particolarmente illuminanti sulla realtà delle cose.
Solo ho l'impressione che Woody Allen, qui simpatico vecchietto da accompagnamento, voglia in qualche modo esorcizzare la morte, sua storica ossessione, e dare un punto di vista alternativo, rispetto al precedente Match Point, al mondo lustro degli ambienti facoltosi ed esclusivi, che prende anche un po' in giro.
Non credo di rovinare la visione se dico che il finale è qui più fortunato per la protagonista femminile, ma non si può generalizzare e la visione del regista non risulta stravolta rispetto all'ultima sua pellicola.
domenica 10 dicembre 2006
Di diversi samurai
Stavo considerando il numero di manga di samurai che sto leggendo in questo periodo, e non c'è male: Vagabond, L'immortale, Lone Wolf and Cub, e l'ultimo arrivato, Shingurui.
Vagabond e L'immortale hanno tempi di uscita un po' troppo dilatati, in particolare per Vagabond sembra di dover pasteggiare con un piatto della nouvelle cuisine quando hai la fame di un camallo..
Invece posso dire che Shingurui mi sta lentamente prendendo: per continuare con l'analogia culinaria, è un piatto forte, in cui la violenza non manca e viene mostrata incessantemente, ma non è una violenza che si compiace di sè stessa, piuttosto testimonia la vita di tempi in cui l'obbedienza al proprio signore era assoluta e indiscutibile.
E se in alcuni casi, come in Lone Wolf and Cub, il tema dell'assoluto conformismo ai vincoli dell'obbedienza portano a dimostrazioni estreme e se vogliamo affascinanti di onore e tradimenti, in altri casi, come in Shingurui, questo porta alla partecipazione alla follia del maestro/capo famiglia, rendendo i protagonisti vittime e partecipi delle tragedie che ne conseguono.
Shingurui, di Takayuki Yamaguchi (disegni) e Norio Nanjo (sceneggiatura), edito dalla Panini/Planet Manga, 4 euro.
Vagabond e L'immortale hanno tempi di uscita un po' troppo dilatati, in particolare per Vagabond sembra di dover pasteggiare con un piatto della nouvelle cuisine quando hai la fame di un camallo..
Invece posso dire che Shingurui mi sta lentamente prendendo: per continuare con l'analogia culinaria, è un piatto forte, in cui la violenza non manca e viene mostrata incessantemente, ma non è una violenza che si compiace di sè stessa, piuttosto testimonia la vita di tempi in cui l'obbedienza al proprio signore era assoluta e indiscutibile.
E se in alcuni casi, come in Lone Wolf and Cub, il tema dell'assoluto conformismo ai vincoli dell'obbedienza portano a dimostrazioni estreme e se vogliamo affascinanti di onore e tradimenti, in altri casi, come in Shingurui, questo porta alla partecipazione alla follia del maestro/capo famiglia, rendendo i protagonisti vittime e partecipi delle tragedie che ne conseguono.
Shingurui, di Takayuki Yamaguchi (disegni) e Norio Nanjo (sceneggiatura), edito dalla Panini/Planet Manga, 4 euro.
Gesù tomo 2 e Gundam Origini
Ultime uscite per la grande mano di Yoshikazu Yasuhiko, detto "Yas".
Mentre per Gesù preferisco aspettare il terzo e consclusivo numero (posso solo dire che mi diverte molto il modo in cui viene ritratto Pietro), per il decimo numero di Gundam Origini, volume dal titolo Char e Sayla II, non posso che dire che si tratta di un numero molto bello. Commento un po' alla Mollica, quindi aggiungo: molto, molto bello!
Scherzi a parte, non posso che essere nuovamente ammirato dal tratteggio psicologico di Char e Sayla, delle loro "origini", l'evolversi della loro storia che genera personaggi dal carattere forte e determinato. Qui citare gli artisti del mecha design è quasi superfluo, scontri tra mobile suit sono al minimo, tutto è nelle vicende drammatiche che porteranno Char e Sayla su fronti opposti ma tra i protagonisti della guerra tra il Principato di Zion e la Federazione Terrestre.
Gundam Origini riscrive la storia della prima serie animata di Gundam, che in Italia ha fatto scoprire i "robottoni" più maturi. Se i primi robottoni erano più mitici e mitologici, la trasposizione di Oni e mostri giapponesi in un'apparente versione tecnologica, quelli di Gundam erano una versione che più voleva avvicinarsi alla realtà, in cui le munizioni finivano e i rapporti tra i personaggi erano psicologicamente più complessi, e questo albo ne è la dimostrazione decisiva.
(provate a leggere questa serie e quelle di Go Nagai, anch'esse riscritte di recente)
Comunque, pensandoci bene, se avete pochi soldi da spendere vi consiglio di comprare Gundam Origini, è non è solo per i 6 euro contro i (ben) 15 di Gesù..
Mentre per Gesù preferisco aspettare il terzo e consclusivo numero (posso solo dire che mi diverte molto il modo in cui viene ritratto Pietro), per il decimo numero di Gundam Origini, volume dal titolo Char e Sayla II, non posso che dire che si tratta di un numero molto bello. Commento un po' alla Mollica, quindi aggiungo: molto, molto bello!
Scherzi a parte, non posso che essere nuovamente ammirato dal tratteggio psicologico di Char e Sayla, delle loro "origini", l'evolversi della loro storia che genera personaggi dal carattere forte e determinato. Qui citare gli artisti del mecha design è quasi superfluo, scontri tra mobile suit sono al minimo, tutto è nelle vicende drammatiche che porteranno Char e Sayla su fronti opposti ma tra i protagonisti della guerra tra il Principato di Zion e la Federazione Terrestre.
Gundam Origini riscrive la storia della prima serie animata di Gundam, che in Italia ha fatto scoprire i "robottoni" più maturi. Se i primi robottoni erano più mitici e mitologici, la trasposizione di Oni e mostri giapponesi in un'apparente versione tecnologica, quelli di Gundam erano una versione che più voleva avvicinarsi alla realtà, in cui le munizioni finivano e i rapporti tra i personaggi erano psicologicamente più complessi, e questo albo ne è la dimostrazione decisiva.
(provate a leggere questa serie e quelle di Go Nagai, anch'esse riscritte di recente)
Comunque, pensandoci bene, se avete pochi soldi da spendere vi consiglio di comprare Gundam Origini, è non è solo per i 6 euro contro i (ben) 15 di Gesù..
Hasta luego, Mister No! (direbbe Tex)
È un album d'addio, l'ultimo numero di Mister No, il 379esimo, ultimo della serie regolare, almeno, perchè speriamo di rivederlo negli "Alboni".
E si tratta di un numero di commiato, in cui sembra di trovarsi ad un tavolo con un amico che sta per partire per un viaggio lontano, e si ricordano i momenti passati insieme. Non ne vogliano i lettori freschi, questo non è un albo che li possa divertire, ma era l'omaggio dovuto al personaggio creato da Guido Nolitta, a.k.a. Sergio Bonelli, e caratterizzato, tra gli altri, dai disegni di Roberto Diso.. si parte da Manaus per tornare all'agenzia di viaggi da cui era iniziata la storia, nel numero 1, "qualche" anno fa, e il solo rendermi conto del tempo trascorso mi toglie il fiato, non riesco/voglio nemmeno fare il conto!
Comunque, in attesa di novità si può consultare la sezione del sito della Bonelli a lui dedicato.
E si tratta di un numero di commiato, in cui sembra di trovarsi ad un tavolo con un amico che sta per partire per un viaggio lontano, e si ricordano i momenti passati insieme. Non ne vogliano i lettori freschi, questo non è un albo che li possa divertire, ma era l'omaggio dovuto al personaggio creato da Guido Nolitta, a.k.a. Sergio Bonelli, e caratterizzato, tra gli altri, dai disegni di Roberto Diso.. si parte da Manaus per tornare all'agenzia di viaggi da cui era iniziata la storia, nel numero 1, "qualche" anno fa, e il solo rendermi conto del tempo trascorso mi toglie il fiato, non riesco/voglio nemmeno fare il conto!
Comunque, in attesa di novità si può consultare la sezione del sito della Bonelli a lui dedicato.
Pausa... tecnica
Bene, martedì scorso mi hanno rubato il portatile, così mi vedo costretto a una pausa... sono tornato ad usare il mio vecchio pc "casalingo", un 486, muletto povero di mezzi ma onesto, che in realtà fa quasi tutto quello di cui ho bisogno, solo non posso portarmelo in salotto a guardare tv e pc contemporaneamente!
Inutile dire che mai come in questi momenti tornano in mente i vecchi consigli, che propino ai miei conoscenti come perle di saggezza informatica, ma che in realtà poi raramente, vuoi per pigrizia o mancanza di tempo, applico io stesso: fare backup, backup e ancora backup!
Lavoro e documenti personali, documentazione di vario genere, sono tornato nello stato di qualche mese fa! Diciamo che è stato uno choc che mi allontana (finalmente) dal "vizio" del pc...
Comunque, ripensando ai documenti e tracce "sensibili" che posso aver lasciato, sono contento di aver usato spesso programmi quali TrueCrypt per criptare (crittare? crittografare?) cartelle che vengono poi viste come partizioni separate, KeePass per memorizzare in un file crittato le password (che comunque ho prontamente cambiato), Eraser per cancellare ogni traccia, e così via (consiglio il sito Portablefreeware per trovare ogni riferimento). Ho sempre avuto il sospetto di essere un po' paranoico, ma evidentemente facevo bene. Un solo dubbio mi resta: ho davvero tenuto nascosti tutti i miei dati personali? (e dei miei conoscenti)
Inutile dire che mai come in questi momenti tornano in mente i vecchi consigli, che propino ai miei conoscenti come perle di saggezza informatica, ma che in realtà poi raramente, vuoi per pigrizia o mancanza di tempo, applico io stesso: fare backup, backup e ancora backup!
Lavoro e documenti personali, documentazione di vario genere, sono tornato nello stato di qualche mese fa! Diciamo che è stato uno choc che mi allontana (finalmente) dal "vizio" del pc...
Comunque, ripensando ai documenti e tracce "sensibili" che posso aver lasciato, sono contento di aver usato spesso programmi quali TrueCrypt per criptare (crittare? crittografare?) cartelle che vengono poi viste come partizioni separate, KeePass per memorizzare in un file crittato le password (che comunque ho prontamente cambiato), Eraser per cancellare ogni traccia, e così via (consiglio il sito Portablefreeware per trovare ogni riferimento). Ho sempre avuto il sospetto di essere un po' paranoico, ma evidentemente facevo bene. Un solo dubbio mi resta: ho davvero tenuto nascosti tutti i miei dati personali? (e dei miei conoscenti)
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