Stavo riflettendo su Lost Girls, opera "erotica" (?) di Alan Moore e della moglie Melinda Gebbie, dopo aver letto il blog di ObiFranKenobi e la sua recensione su Anobii.
Premetto, ne ho letto solo il primo volume, dei tre di cui l'opera è composta, e magari ci tornerò ancora su..
All'apparenza sembra niente più che un fumetto pruriginoso, ma merita uno spunto di riflessione in più.
Lost Girls è felicimente privo di pruderie, grazie al cielo, e non fa leva su queste: per Moore il sesso è sesso e non ha bisogno di alcuna giustificazione intellettuale. Anzi, qui l'intelettuale (Moore) è al servizio dell'opera, un'opera che parla di sesso.
Ci sono opere che parlano di sesso e ne fanno un uso rivoluzionario, di rottura contro i pregiudizi moralistici della società, uno strumento da usare contro il sistema: altre volte il discorso critico è solo una giustificazione per opere pretestuose, accumulo di orgasmi piuttosto che semplice (e felice) sesso, gioco che conduce facilmente nella perversione.
Niente di tutto ciò in quest'opera, che per certi versi ricorda l'esposizione libera del sesso che ne ha fatto Pasolini in alcune sue opere.
A rovinare un po' la festa è il lavoro di Melinda Gebbie, che francamente non reputo di grande qualità, nei tratti quasi infantili e grotteschi e nei colori sovraccarichi.
Si sente anche il peso di una narrazione un po' legnosa, a tratti didasacalica, che perde pathos per strada.
Lost Girls (vol. 1 di 3), di Alan Moore e Melinda Gebbie, Magic Press, 15 €.
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