A volte le storie hanno alcuni elementi costitutivi che assumono un'importanza particolare, mentre altri elementi diventano tuttosommato ininfluenti.
Cercherò di spiegarmi.
In questo Ascensore per l'inferno interessa poco al lettore la trama, ovvero come si è creata una situazione e come si andrà a risolvere, pure resta avvincente lo svolgersi della situazione, ovvero l'essere partecipi delle vicissitudini del protagonista.
La storia? In breve... Dylan Dog è preda di un'incubo.
Sclavi rimescola le carte della mitologia dylandoghiana presentandocene una summa: dalla Morte personificata, alla morte temuta e immaginata come esperienza, dall'omologazione degli uomini con la bombetta che ci circondano, a quella imposta dalle autorità, dall'invisibilità che il mondo ci impone, alla ricerca su un impossibile galeone dell'amore desiderato e che ci riconcilia con questo stesso mondo, dai meccanismi della società che ci imprigionano in un'incubo ossessivo e kafkiano, alla critica e ribellione contro una società sentita aliena e morta, e così via.
Il risultato è un patchwork di piccole narrazioni che se a tratti possono essere un poco sfilacciate tra loro, episodiche, hanno comunque una loro bella forza evocativa, affatto costruita.
In più vi sono trovate che lasciano il segno, come la paura dell'ascensore, resa benissimo dall'ossessivo ripeterne il motivo, il sopraggiungere della morte per privazione, la claustrofobia che viene resa anche con lo spazio angusto che riflette in toto, come uno specchio, le angosce del protagonista.
Sul finale si possono fare varie ipotesi... ma eviterò, anche per non rovinare la lettura. Certo, si passa dall'incubo alienante e allucinato alla certezza di un incubo cui si è destinati.
Volevo poi richiamare l'attenzione su un passaggio della storia (pure tuttosommmato breve nell'economia delle sue 93 pagine). Contiene una delle tavole secondo me più erotiche di Dylan Dog (per quanto allusive), a pag. 63, nello stesso tempo assolutamente non pornografiche: non viene mostrato un atto sessuale per il piacere di mostrarlo, a scopo dimostrativo. Lo "sguardo" si sofferma, facendoceli vivere, su gesti, attimi dell'amore, carnale eppure appassionato, di abbandono.
Normalmente l'amore viene mostrato in (quasi?) ogni storia di Dylan Dog, diventando spesso esplicativo, quasi didascalico, rendendo il lettore distaccato, permettendogli di osservare la scena da una certa distanza (facendone praticamente un guardone): qui l'inquadratura si pone a distanza ravvicinata e si sofferma sui gesti, rendendo lo spettatore partecipe non disinteressato.
C'è, come spesso accade, anche una citazione ad una canzone, Sogno numero due di Fabrizio De Andrè.
Bellissima prova del disegnatore Bruno Brindisi, direi perfetto, anzichenò! Perfetto nel disegno in sè, nel rendere espressioni e atmosfere, nel suo adeguarsi come un guanto alla storia.
Un risultato ottenuto anche grazie all'ottima colorazione ad opera dello Studio Tenderini.
(il vero orrore è scoprire che il nostro eroe ha i lacci delle scarpe rossi!)
Il prezzo dei Dylan Dog e' aumentato di 20 centesimi, un bell'incremento!
T.Sclavi, B.Brindisi, Dylan Dog n. 250, Ascensore per l'inferno, Sergio Bonelli Editore, 2,70 euro.
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