- Assertività
Non discuto le tesi stesse (in realtà il processo prevede anche l'esposizione di un'antitesi), trovo semplicemente che si tratti di un processo deduttivo che produce un risultato non eccelso: il tono diventa dischiarativo, prolungandosi in spiegazioni a volte eccessivamente prolisse e interminabili, con il rischio che si resti sulla superficie delle cose.
Ahmad non è il comandante Kurtz di Apocalypse Now, non rappresenta il cammino dell'uomo verso il suo lato oscuro, è solamente un personaggio che segue una tesi fino alle sue estreme conseguenze, senza approfondimento psicologico. Che esistano persone di questo tipo appiattite (anche dall'uso delle droghe) non è da escludersi (è più facile che vi siano persone che credono alle tesi di Ahmad avendo solo un'esperieza televisiva della guerra), ma è la narrazione che ne paga le conseguenze.
- Manicheismo
Il manicheismo in questo numero di Gea è presente nella figura emblematica di Ahmad, e Ahmad viene utilizzato per contestarne la visione distorta in cui il nemico va eliminato ad ogni costo: ma l'impressione è che il confronto risulti cristallizzato, non c'è un autentico superamento con l'esperienza data da un vissuto, ma solo la sua contestazione.
Anche se mi sembra che nel tempo vi sia stata evoluzione nell'autore, e bisogna considerare Gea un'opera non ancora conclusa (avverrà nel prossimo numero), prevale sul resto la volontà di mostrare le ragioni contro, in una dialettica congelata, e nei rari casi in cui vi sono evoluzioni dei personaggi (vedi Diddly), queste prendono la forma di conferma della tesi più che il frutto di percorso psicologico profondo.
- Giovanilismo
- Entertainment and drama
Ne risulta una semi-stroncatura... ma credo che Enoch possa fare di meglio quindi si dii da fare!
(bello il piccolo pterodattilo!)
Luca Enoch, Gea n. 17 Il tempo della mano crudele, Sergio Bonelli Editore, 3,20 euro.
A breve (il 16 giugno) poi uscirà una nuova miniserie di casa Bonelli, Dragonero, sceneggiata sempre da Enoch con Stefano Vietti e disegnato da Giuseppe Matteoni.
C'è stato un tempo in cui il fantasy era una necessità, ci sono state opere che sole hanno espresso rinnovamento, divertimento, coinvolgimento (da Guerre stellari a Tolkien fino a Conan)... altre volte il fantasy è risultato solo uno schema in cui rientrare per vendere con facilità prodotti agli appassionati (affamati) di un genere. Non sono contrario per partito preso alla logica di mercato, ma solo quando svilisce il prodotto, i fruitori o gli autori.
Credo, sia dagli autori che dall'editore, che non sia questo il caso, quindi non posso che fare alla miniserie... un augurio interessato!
Nessun commento:
Posta un commento