Bel film, Le vite degli altri, anche se venato da una certa dose (liberatoria) di ottimismo: non proprio ottimismo nei riguardi di tutti i personaggi, ma comunque ottimismo per i risultati delle scelte - difficili - del protagonista/agente della stasi, e del protagonista/autore teatrale (anche se non privo del suo epilogo tragico, è ottimismo per il giudizio morale che ne risulta).
Un triangolo virtuale (meritorio di maggiore analisi, i due sono in fondo le due facce di una stessa medaglia, la vita sotto il regime) tra i due e l'attrice compagna del drammaturgo e oggetto del desiderio.
Ottimismo che in altri tempi non ci saremmo potuti concedere.
Le vite degli altri, regia di F. Henckel von Donnersmarck, con M.Gedeck, U.Mühe, S.Koch, U.Tukur.
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