La vita è una frittata. O una piadina, o una ciambella. Una crepes. Insomma, quel che preferite.
Cioè, in realtà molte frittate, crepes, ciambelle, piadine.
Ovvero: la vita è fatta di momenti circoscritti, momenti discontinui, cambi improvvisi, ma spesso anche impercettibili nel momento in cui li viviamo (dovremmo? oppure è così solo alla luce del ricordo?).
Momenti in cui siamo studenti delle medie, e il nostro tempo si divide tra scuola, gioco e sonno, merenda preparata dalla mamma, il corpo scattante e pronto alla corsa, le ginocchia sbucciate e tutti i luoghi comuni dell'infanzia; in un altro viviamo il tempo divisi tra lavoro, soldi per pagare i conti, calcio vissuto con serietà maniacale e tifo come ultimo fronte di difesa della nostra identità, quando ormai nel mondo del lavoro l'abbiamo persa e siamo completamente omologati e snaturati.
In un momento siamo ciondolanti, a perder tempo tra studi universitari e vita randagia notturna, in un'altra i figli ci tolgono il sonno (quando dormire è tutto quel che vorremmo fare), la schiena è a pezzi e sognamo, se non la pensione, il momento in cui saremo liberi dal lavoro.
Momenti in cui siamo felicemente fidanzati, il compagno/la compagna sono quanto di più meraviglioso ci è potuto capitare, e momenti in cui le donne sono un'unica grande disillusione (più spesso "sono tutte tr..") - parimenti gli uomini ("tutti str..") -, in cui sembra che non si possa trovare il/la fidanzato/a ideale (ma nemmeno decente) e così via...
A suo modo ne aveva parlato anche Edoardo Bennato ("Un giorno credi di esser giusto..."), ma l'idea, o meglio la consapevolezza che non solo non esistano verità assolute, pensieri per sempre, che il destino non sia scritto nella pietra, ma la vita sia un'insieme di tanti cambiamenti, di diverse stagioni, me l'ha data oltre all'esperienza un libro che ho letto di recente, Mattatoio N. 5, di Kurt Vonnegut.
Un libro che sa esser leggero, di un umorismo acidulo, su un grande dramma come la guerra, in cui convivono (letteralmente) momenti diversi della vita del protagonista, dalla prigionia in Germania, e la sopravvivenza alla tragedia del bombardamento di Dresda (episodio autobiografico quasi dimenticato dalla nostra memoria storica, in cui morirono molte più vittime - manco fosse una competizione - di Hiroshima), al matrimonio e agiatezza, alla senilità. Uno sguardo compassionevole e ironico sulla violenza dell'esistenza umana, consapevole accettazione (e insieme unica possibile liberazione) dei mali ineluttabili.
(...)
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